sabato 1 ottobre 2011

A Dangerous Method



Probabilmente non riuscirò a essere completamente obiettivo e distaccato nella valutazione del nuovo film di Cronenberg, complice la mia passione per la psicologia e tutto ciò che riguarda Carl Gustav Jung. Come mai proprio Jung, e non Freud, e non Adler o Fromm?  
I motivi sono molti: Per primo la sua immensa cultura e la sua determinazione a indagare a fondo nell'animo umano che lo spinse a viaggiare per il mondo per completare studi antropologici sulle più disparate culture. Viaggi che poi lo indussero alla formulazione del concetto di inconscio collettivo.
La stessa determinazione lo portò a studiare l'alchimia, avendo notato analogie strette con la psicologia moderna: il procedimento per ottenere la pietra filosofale rappresenterebbe per Jung l'itinerario psichico che conduce alla coscienza di sé ed alla liberazione dell'io dai conflitti interiori.
Mi ha sempre affascinato poi la sua apertura mentale verso quei fenomeni che non possono essere verificati scientificamente, in quanto non prevedibili o ripetibili, ma che per questo non dovrebbero essere declassati e bollati come eventi casuali o peggio ancora, dichiarati inesistenti. Questi fenomeni (di cui discuterà ampiamente ne La sincronicità, 1952) furono uno dei molti punti di rottura col tanto stimato maestro Sigmund Freud. Altri motivi scaturirono da alcuni disaccordi sull'analisi dei sogni e dalla piena contrarietà da parte di Jung al dogma freudiano che voleva fare della libido (intesa come pulsione sessuale) l'unica energia psichica a guidare l'essere umano nelle proprie azioni. Dogma che Freud voleva portare avanti a discapito della ricerca della verità.
Nel film di Cronenberg la disquisizione sugli interessi di Jung alla parapsicologia è trattato (per ovvi motivi) piuttosto superficialmente. Lo fa in una scena in particolare, nello studio di Freud, quando i due sentono un crepitio provenire dalla libreria e Jung ne predice un altro nel termine di un minuto. Il breve aneddoto raccontato da Cronenberg rispecchia molto (per quel che mi è concesso ricordare, persino nei dialoghi), quello che successe in realtà e che è contenuto nella biografia curata da Aniela Jaffè Ricordi, sogni, riflessioni.
Il materiale che deve gestire Cronenberg (o forse dovrei dire Christopher Hampton) è vasto e si trova costretto a sintetizzarlo in poche scene che in alcuni casi suggeriscono senza approfondire (come in questo caso) l'argomento toccato.  
L'intenzione del regista e dello sceneggiatore, immagino, non fosse quella di entrare nei particolari che portarono alla rottura tra i due maestri, ma mostrare il loro rapporto in continuo mutamento verso l'inevitabile divisione.
Questo per rendere comprensibile al pubblico, seppure in maniera sommaria, come la psicoanalisi prese forma dai rapporti tra le tre più brillanti menti vissute a cavallo tra l'ottocento e il novecento.
Già perchè la “terza mente” è una donna sensuale e malata: Sabina Spielrein, prima paziente di Carl Gustav Jung, poi amante, che dopo un lungo e doloroso processo di individuazione nel quale è accompagnata dallo stesso Jung, diventerà la celebre psichiatra che darà origine alle teorie sulla pulsione di morte e il conflitto tra Eros e Thanatos.
E' di questo rapporto (quello tra la Spielrein e Jung), oltre che di quello tra Jung e Freud, che il film tratta principalmente.


Jung testerà su di lei la “cura parlata” per tentare di guarire la sua forte nevrosi causata dai conflitti interiori tra la morale comune che disapprova (all'epoca più che adesso) le “deviazioni” sessuali, e le sue tendenze sadomaso (cit.:“io sono abbietta, merito di morire”).
E' grazie a un paziente vizioso e nevrotico mandato da Freud in cura da lui che Jung, dissuaso dai suoi argomenti, cede all'istinto e darà inizio alla storia clandestina con la Spielrein.
E' proprio questo rapporto così controverso e la rottura con Freud che causeranno a Jung dapprima una nevrosi e poi un vero e proprio esaurimento nervoso.
Che dire? Cronenberg ricostruisce l'atmosfera dell'epoca in maniera meticolosa. A guardare superficialmente non sembra neanche un film di Cronenberg, non ha quei toni cupi e disturbanti ai quali ormai ci ha abituato: lo stile è rigoroso, formale. La fotografia impeccabile.
Eppure Cronenberg c'è, lo si ritrova nelle tematiche del disagio psichico dal quale nessuno ha scampo, nemmeno Jung stesso, o lo stesso Freud: “Solo un medico ferito può curare un paziente".
Michael Fassbender interpreta egregiamente un Carl Gustav Jung, dapprima freddo, distaccato, poi combattuto, afflitto. Viggo Mortensen è bravo nei panni di un Sigmund Freud un po' manipolatore e nevrotico che cerca in ogni modo di imporre la sua teoria sulla libido e a prevalere sulle idee di Jung. Vincent Cassel amorale e idoneo nel ruolo di Otto Gross che sembra tagliato apposta per lui.
Keira Knightley, bravissima nel ruolo di Sabina Spielrein, anche se forse, nella prima parte del film tende troppo a enfatizzare la mimica del corpo in modo un po' teatrale.
Nel complesso un bel film, a tratti intenso, ma che probabilmente farà torcere il naso a chi si aspetta il David Cronemberg di Crash, Spider, del Pasto nudo o La mosca.

Certo sarebbe stata bella una sceneggiatura che avesse riguardato gli aspetti più oscuri e inquietanti della vita di Jung. Il suo rapporto con l'ignoto, tutti quegli eventi che lo portarono a sperimentare studi parapsicologici: dagli strani accadimenti avvenuti nella sua credenza, all'analisi dei fenomeni medianici della medium Helene Preiswerk, sua cugina (psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti, 1902). Dagli esperimenti sui fenomeni E.S.P. dei coniugi Rhine per la trattazione insieme al fisico Pauli della teoria della sincronicità, al ritiro spirituale alla torre costruita con le proprie mani dove sia lui che i suoi familiari avevano potuto notare strane presenze finchè non furono trovati nei dintorni resti umani e dato loro una degna sepoltura. Insomma ci sarebbe tanto di quel materiale da non dormire la notte. Chissà, magari, in un futuro non troppo lontano Essi Girano potrebbe attingerne per un thriller paranormale da fare invidia pure a Cronenberg! ;P


Claudio Fallani 



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