domenica 9 ottobre 2011

The Big Lebowski & Boogie Nights



Il cinema popolare dei fratelli Coen e di Paul Thomas Anderson

Sia Il grande Lebowski che Boogie Nights hanno riscontrato un’enorme successo di
pubblico. Il film dei Coen, in particolare, dopo un inizio deludente, è diventato negli anni
un vero e proprio cult movie di livello mondiale, spingendo addirittura numerosi fan a
creare un Lebowski Fest. Questa forte ammirazione è dovuta essenzialmente al
carattere particolare di entrambi i film, che mettono in scena personaggi assurdi o insoliti,
spesso comici, che riescono ad attrarre un moto di affetto e di partecipazione. Tuttavia, la
loro stranezza riesce a produrre un’empatia molto forte con lo spettatore. Questa
capacità intrinseca dei personaggi, già in parte esplicitata nei paragrafi precedenti, è
veicolata in maniera molto diversa dai due film.
Boogie Nights, parlando del mondo della pornografia, contempla un territorio tabù,
imbarazzante, di cui non è affatto facile sentirsi appartenenti. Da dove deriva dunque la
stima che il pubblico riserva al personaggio interpretato da Mark Wahlberg? Come è
possibile che una figura costruita sul passato del pornodivo John Holmes, possa attirare
tanta attenzione? Ebbene, la forza di Eddie Adams/Dirk Diggler, così come quella degli
altri protagonisti, consiste essenzialmente nella loro sincerità quasi naif. Nonostante la
lontananza del mondo del porno, Anderson riesce ad inserire lo spettatore all’interno di
un universo concluso, in cui vigono delle regole ben precise che, seppur lontane anni luce
da quelle della normale quotidianità di tutti, sono pur sempre regole, e appartengono a
quel preciso ambiente e a coloro che vi abitano. Questa caratteristica, tuttavia, invece che
produrre un distacco tra pubblico e film, riesce a sradicare lo spettatore e a trasportarlo
dentro i confini posti da Anderson. Alla fine di Boogie Nights (ma anche prima) ci
sembrerà naturale che Eddie abbisogni dell’aiuto di Horner per uscire dalla prostituzione
e dalla droga, e soffriremo per la sua condizione e per quella di Amber Waves, che si vede
rifiutare la custodia del figlio a causa dei suoi problemi con la cocaina. C’è dunque una
forte componente empatica che lega lo spettatore ai personaggi. Ciò avviene
essenzialmente perché Anderson costruisce dei personaggi reali, sinceri, che vivono le passioni umane. Sono sì attori porno, ma hanno dei sentimenti, e la loro ingenuità
(soprattutto quella del protagonista) è tanto forte che automaticamente siamo portati a
provare pena per loro, e a condannare una società che non li accetta e che,
ipocritamente, li critica e li scansa. Quella stessa società che siamo noi. In Anderson,
peraltro, c’è una forte componente di spettacolarizzazione che tenderebbe
automaticamente a rendere inverosimili i personaggi. Tuttavia, il centro stesso cui il film
ruota intorno (quello della creazione di un film hard), include necessariamente una
connotazione spettacolarizzante. Lo show, in realtà, è proprio la tematica fondamentale
del film: è ad esso che tendono i protagonisti, nessuno escluso, ed è lo show l’unico
universo che può dar loro forza, soldi, e la fama necessaria per vivere. In esso, i
personaggi di Boogie Nights rimangono invischiati come sulla tela di un ragno, si potrebbe
dire che è proprio lo show business, in realtà, la droga più potente, quella più pericolosa.
Lo spettatore è catapultato in questa dimensione, e lascia da parte il giudizio morale in
favore dei personaggi. Anche i personaggi di Boogie Nights, come quelli del Grande
Lebowski, sono costruiti su icone classiche del passato, ma la loro connotazione
sentimentale è più forte, più marcata, e l’ambiente in cui sono inseriti (La Vallé negli anni
’70), essendo il loro contesto naturale, stempera le differenze che saltano invece
all’occhio nel film dei Coen.

Già, poiché nel Grande Lebowski il processo di affezione ai personaggi è ben diverso.
Esso funziona per moto contrario a quello del film di Anderson. Il Drugo, così come
Walter, Maude, e molti altri personaggi, sono basati su personaggi-tipo del passato,
decontestualizzati e inseriti in un’epoca diversa. La loro forte capacità di non soffrire, non
piangere, in generale non provare sentimenti (il nichilismo, non ha caso, assume una
notevole rilevanza nel film, e molti critici non hanno sdegnato di utilizzare questa parola
parlando dell’opera dei Coen) deriva dal loro carattere quasi mitico, leggendario. I
personaggi del Grande Lebowski rispondono ad una logica propria delle icone del passato,
che vengono mitizzate e diventano immortali, una sorta di supereroi indistruttibili,
protagonisti da fumetto di fantascienza. Questo status extra-umano si accentua nel film
man mano che la trama avanza. Lo spettatore capisce di essere parte di un mondo
ipertrofico e di aver a che fare con personaggi non ordinari, sovrannaturali, e pertanto
muta il proprio sguardo da partecipante a mero osservatore. Tuttavia, i Coen giocano d’astuzia e corteggiano il pubblico con continui rimandi alla quotidianità: il Drugo, in
fondo, incarna ideali comuni a molte persone, ammicca ai giovani, e nella sua semplicità
(anche qui a tratti naif), risulta estremamente attraente. Egli è il surrogato di un hippie,
che passati gli anni ’70, rimane fedele ai suoi ideali pacifisti e anticonformisti, pur
perdendo lo spirito d’iniziativa e la forza con cui tali ideali venivano espressi in gioventù.
Per quanto disilluso, il personaggio del Drugo ha un suo equilibrio molto marcato, una
serie di valori saldi (seppur contestabili) e un’innata propensione per la libertà di
pensiero. Al contrario, il personaggio di Walter, rappresenta la frangia di americani reduci
dalla guerra in Vietnam, opposti agli hippie degli stessi anni e sostenitori di una politica
essenzialmente guerrafondaia, vittime dei media e della propaganda. L’equilibrio tra i due
personaggi, legati da un’unica e apparentemente futile passione per il bowling, è spesso
messo in gioco. Tuttavia, quei contrasti che negli anni ’70 sarebbero risultati fortissimi,
sono stemperati dal bowling e dall’ambientazione del film, che sposta l’azione negli anni
’90. In quest’ottica, Il grande Lebowski mette in luce la disillusione di due persone che
credono in ideali opposti, ma che nel loro comune scoramento, trovano motivo di
amicizia e complicità.

Nonostante ciò, nel forte scontro caratteriale tra i protagonisti, risiede anche la forza
della critica alla società degli U.S.A. da parte dei fratelli Coen. Il popolo americano,
sembrano volerci dire, è proprio questo: un coacervo di outsiders dagli ideali opposti, che
condividono gli stessi luoghi e le stesse storie. Tuttavia, è impossibile non ammettere che
i Coen provino una fortissima simpatia per il personaggio del Drugo. Il loser incarnato da
Jeff Bridges è il perfetto anti-eroe coeniano, forse il più estremo dei loro anti-eroi.
Ma in fondo è giusto parlare di anti-eroe? Le grandi produzioni (soprattutto quelle
hollywoodiane degli ultimi vent’anni) ci hanno obbligato a confrontarci con un concetto
di eroe che è incarnato nell’ideale del super-eroe, ovvero dell’uomo forte, attraente, che
distingue alla perfezione il Bene dal Male, e che punisce (violentemente) gli antagonisti. I
Coen sbeffeggiano questa concezione: anche loro creano un supereroe, che tuttavia è con buone probabilità «l’uomo più pigro di tutta la contea di Los Angeles», beve White
Russian di continuo, fuma spinelli e ascolta i Creedence. Senza dubbio, riguardo la critica
dei Coen alla mentalità hollywoodiana del cinema contemporaneo, Il grande Lebowski è
l’opera più radicale, poiché la più sarcastica. A differenza dei loro altri lungometraggi,
questo film non è soltanto popolare, è reazionario. Per valutare la differenza prendiamo
come esempio Fargo. La protagonista Marge Gunderson (Frances McDormand) è una
donna semplice, che ama la vita casalinga, non è bella, non è elegante, non ha particolare
savoir faire, e soprattutto è incinta di parecchi mesi. Tutte queste caratteristiche la
pongono agli antipodi del concetto di supereroe americano, ribaltandolo completamente,
annientando la sua virilità. La Marge di Fargo aspira alla tranquillità della vita familiare, al
figlio. Tuttavia, anche lei si piega per un istante al pensiero di una vecchia fiamma che
torna a trovarla, ma da cui fugge subito per tornare dal marito. Lo spessore dei
personaggi coeniani è dovuto essenzialmente a questo tipo di sfumature: l’uomo non è
perfetto, non è una macchina. Il mito americano è allora messo in gioco, ironizzato,
riportato sui binari della realtà.


Si Hollywood a imposé des mythes (héros viril, tueur forcené, vamp), la télévision a prisle relais en exaltant capitalisme, consommation, et en multipliant l’image barbare deshéros de cinéma. Les Coen les rendent responsables d’un conformisme des valeurs etd’une fuite hors des réalités. Ils analysent comment, dans les principes cardinauxquadrillant la société américaine, les gens perdent peu à peu l’aptitude à agir de faconconsciente et responsable, victimes d’une incapacité à différencier le réel d’une imagemythique et publicitaire. Or, à coté de ces drogués du mythe, apparaissent deuxfigures ordinaires de la vie: Marge, la femme flic de Fargo, et le Dude, l’homme dansThe Big Lebowski.

In questo senso prende corpo la popolarità del cinema dei Coen. Una popolarità vera,
sincera, mutuata dal reale. Lo sguardo al passato e l’anticonformismo lasciano filtrare «la
nostalgia di un tempo in cui i film popolari erano grandi film». L’uomo comune viene
intronizzato, innalzato, diviene vincitore. Il fallito, l’outsider, assurge al ruolo di
messaggero di una nuova rivoluzione: l’eroe non è più un supereroe, ma colui che
semplicemente affronta la realtà.

Per i Coen, distruggere un mito (quello mediatico, pubblicitario) diviene dunque un
atto di libertà, una sorta di manifesto artistico. Essi denunciano una politica commerciale
dell’arte, e propongono un’alternativa caricaturale che tuttavia ha ben altro scopo: sarà lo
spettatore, l’uomo ordinario, a divenire eroe, epicentro del cinema. E Jeffrey Lebowski,
The Dude, sarà il profeta di questo nuovo credo.

Alessio Poggioni
Tesi di Laurea 2009 "Il Grande Leobowski e Boogie Nights"

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